Maria Calabria è palermitana, si è trasferita a Milano tre anni fa e ora lavora in operàri, una società di consulenza che si occupa di internal audit e analisi dei rischi.
Da fine febbraio lavora in smart working, e dall’inizio di giugno si trova in Sicilia, tra Palermo e Triscina.
L’amministratore delegato ha deciso di offrire un contributo per il ritorno a casa dei dipendenti per questo periodo, all’interno di una generale volontà di far star bene il dipendente e creare una vera e propria comunità.
Ha potuto passare del tempo con la sua famiglia, passare del tempo con gli affetti più cari, ha sentito di poter condurre una vita più serena. Come lato negativo del passare la giornata davanti al computer a casa, ha avvertito una difficoltà nell’interrompere il lavoro alla fine dell’orario di lavoro.
Le piacerebbe, per migliorare la sua esperienza di South Working, avere la possibilità della scelta del luogo di lavoro, come quando all’Università si recava a studiare alla Biblioteca Regionale. Sarebbe ottimale per lei poter usufruire di spazi di coworking sul territorio, con degli spazi che garantiscano la privacy dei clienti ma al contempo con degli spazi condivisi, magari anche con persone di contesti e settori diversi con cui fare rete.
A livello locale e anche di quartiere, le sarebbe stato molto utile in questi mesi di South Working potersi recare in un luogo tranquillo come un coworking attrezzato quando la permanenza in casa e l’isolamento si facevano difficili.
Ovviamente, ancor meglio, in un’ottica di lungo periodo, sarebbe potersi spostare liberamente in altri quartieri della sua città con mezzi pubblici efficienti e poter avere accesso a servizi pubblici di qualità.
Di Milano le manca la dinamicità, l’ambizione, le opportunità lavorative, il percepire che c’è in giro lavoro e sempre nuove attività; mentre di Palermo apprezza le relazioni extralavorative, che le danno il conforto che a Milano le dava il lavoro.
Ci racconta: “ I nostri genitori per anni ci hanno ripetuto di partire perché qui non ci sono opportunità e ogni volta che partiamo lasciamo qui il cuore per obbedire alla mente e alle possibilità di carriera. Se potessi non scegliere più tra il cuore e la mente, e se le opportunità lavorative potessero essere scisse dalla sede dell’azienda, sarebbe ottimale. Il South Working dovrebbe prevedere delle scelte aziendali organizzative per mantenere viva la cultura aziendale anche a distanza e la possibilità di vedersi con i colleghi a intervalli regolari, soprattutto per determinate attività e determinati clienti. La vera sfida sarà quella di trovare una soluzione per i costi che l’azienda dovrebbe sostenere per i necessari spostamenti del dipendente. Un’idea potrebbe essere un gemellaggio lavorativo tra vari lavoratori del Sud in modo da avere sempre almeno due dipendenti per azienda nello stesso luogo e anche, nel lungo termine, trovare clienti anche nei territori di destinazione del lavoratore”.