SW® Storie | Alice

Pubblicato
il 29 Agosto 2020

Alice (nome di fantasia) è una Project Manager che si occupa di progetti di cooperazione allo sviluppo, ha girato molte città europee prima di tornare a Palermo nel gennaio 2020.

Dopo tanti anni vissuti all’estero, non è stato facile per lei tornare nella sua città d’origine, ma l’opportunità di poter lavorare da casa, prendendosi cura della sua famiglia, le ha permesso di riscoprire aspetti nuovi del vivere nella sua città.

Le è stato offerto inizialmente un contratto da una società italiana del Nord e dopo pochi mesi un contratto da una società con base a Francoforte.

Finora non ha mai incontrato i suoi datori di lavoro di persona, se non tramite videocall aziendali, eppure loro si fidano ciecamente di lei. Non ha bisogno di un capo che la controlli costantemente, perché è in grado di raggiungere i risultati in maniera del tutto autonoma.

Con una società italiana potrebbe svolgere lo stesso tipo di lavoro? Alice è molto dubbiosa a riguardo, per le esperienze avute sostiene che: “Il lavoro agile è ancora lontano da una piena realizzazione. In Italia vige ancora un sistema ‘vecchio’ e anche un po’ troppo gerarchico.”

Alice ci ha raccontato di quali sono per lei i pro del lavorare da Palermo. Ma ci sono anche dei contro? Lei sostiene che: “Sicuramente mi manca l’atmosfera internazionale, l’organizzazione e una vita a volte un po’ più semplice… qui bisogna davvero lottare per tutto, ma in compenso c’è l’affetto della famiglia e una qualità di vita sicuramente più alta in rapporto a costo della vita-stipendio.”

La Project Manager afferma che: “Il South Working è sicuramente fattibile, ma a delle condizioni: le strutture, innanzitutto. A Palermo ci sono pochi coworking. Ho provate a cercarne qualcuno e quelli che ho trovato non soddisfano le mie esigenze, o erano troppo lontani dalla zona in cui vivo, considerando anche che prendere i mezzi pubblici a Palermo è un’avventura!”

Pubblicato
il 26 Agosto 2020

Nel cuore di Palermo abbiamo scoperto uno spazio di coworking che è molto di più di quello che a prima vista ci si aspetterebbe. 

Beppe ci ha accolti all’interno del cortile di Palazzo Castrofilippo in via Alloro e ci ha spiegato il progetto di “Neu [nói] – Spazio al lavoro”, basato sui valori di condivisione, sostenibilità, apprendimento continuo e benessere di tutti i soggetti coinvolti. 

Tra una moka di caffè, una biblioteca delle cose e una chiacchierata nello spazio condiviso abbiamo ascoltato con rapimento la visione di Beppe e Michelangelo e confermato che il South Working è già possibile. 

Pubblicato
il 24 Agosto 2020

di Luca La Mantia

Già prima che l’incubo coronavirus facesse capolino nelle nostre vite l’innovazione tecnologica aveva permesso di parlare di “working from anywhere” (“lavorare da qualunque luogo”): poter decidere di lavorare in un luogo diverso rispetto a quello dove si trova la sede dell’azienda in cui si è stati assunti. Le implicazioni sono notevoli: non si svuotano i territori, si ha un rapporto più equilibrato fra macroregioni dello stesso Paese, il dipendente può continuare a vivere nel contesto in cui è nato e cresciuto, magari con un costo della vita inferiore.

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Pubblicato
il 23 Agosto 2020

di Alessandra Magliaro

Città deserte: pochi turisti in giro, uffici svuotati e di conseguenza bar senza avventori, ristoranti dove era necessario prenotare per trovare posto e ora si e no aperti, tanti appartamenti senza affittuari. Lo scenario, abbastanza apocalittico in città grandi come Milano ad esempio, è un day after da lockdown (oltre che da vacanze estive). È destinato a durare?

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Pubblicato
il 19 Agosto 2020

di Redazione

Città deserte: pochi turisti in giro, uffici svuotati e di conseguenza bar senza avventori, ristoranti dove era necessario prenotare per trovare posto e ora si e no aperti, tanti appartamenti senza affittuari. Lo scenario, abbastanza apocalittico in città grandi come Milano ad esempio, è un day after da lockdown (oltre che da vacanze estive). È destinato a durare?

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Pubblicato
il 13 Agosto 2020

Andrea Paoletti è un architetto di origini biellesi che da più di otto anni si è trasferito in Basilicata.

Con Mariella Stella, nel 2012, ha fondato a Matera Casa Netural, spazio di coworking, coliving e incubatore di idee di impresa. E a 30 chilometri da lì, in un piccolo borgo, ha creato Wonder Grottole, un’impresa sociale impegnata nel recupero e nella riabitazione del centro storico.

Pubblicato
il 10 Agosto 2020

di Emma Borges

Avete già sentito parlare di Southworking, cioè lavorare a distanza, in genere dal sud Italia, ma per datori di lavoro che si trovano al nord?

E’ una tendenza esplosa nel periodo della pandemia e che oggi sembra diventare sempre più una tendenza, modificando il modo di lavorare di molti dipendenti, imprenditori e professionisti. Oggi abbiamo incontrato Elena Militello, dottoressa di ricerca in Diritto e Scienze umane e ideatrice  del progetto “Southworking – Lavorare dal Sud”, lanciato dal Global Shapers Hub di Palermo…

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Pubblicato
il 7 Agosto 2020

Maria Calabria è palermitana, si è trasferita a Milano tre anni fa e ora lavora in operàri, una società di consulenza che si occupa di internal audit e analisi dei rischi.

Da fine febbraio lavora in smart working, e dall’inizio di giugno si trova in Sicilia, tra Palermo e Triscina.

L’amministratore delegato ha deciso di offrire un contributo per il ritorno a casa dei dipendenti per questo periodo, all’interno di una generale volontà di far star bene il dipendente e creare una vera e propria comunità.

Ha potuto passare del tempo con la sua famiglia, passare del tempo con gli affetti più cari, ha sentito di poter condurre una vita più serena. Come lato negativo del passare la giornata davanti al computer a casa, ha avvertito una difficoltà nell’interrompere il lavoro alla fine dell’orario di lavoro.

Le piacerebbe, per migliorare la sua esperienza di South Working, avere la possibilità della scelta del luogo di lavoro, come quando all’Università si recava a studiare alla Biblioteca Regionale. Sarebbe ottimale per lei poter usufruire di spazi di coworking sul territorio, con degli spazi che garantiscano la privacy dei clienti ma al contempo con degli spazi condivisi, magari anche con persone di contesti e settori diversi con cui fare rete.

A livello locale e anche di quartiere, le sarebbe stato molto utile in questi mesi di South Working potersi recare in un luogo tranquillo come un coworking attrezzato quando la permanenza in casa e l’isolamento si facevano difficili.

Ovviamente, ancor meglio, in un’ottica di lungo periodo, sarebbe potersi spostare liberamente in altri quartieri della sua città con mezzi pubblici efficienti e poter avere accesso a servizi pubblici di qualità.

Di Milano le manca la dinamicità, l’ambizione, le opportunità lavorative, il percepire che c’è in giro lavoro e sempre nuove attività; mentre di Palermo apprezza le relazioni extralavorative, che le danno il conforto che a Milano le dava il lavoro.

Ci racconta: “
I nostri genitori per anni ci hanno ripetuto di partire perché qui non ci sono opportunità e ogni volta che partiamo lasciamo qui il cuore per obbedire alla mente e alle possibilità di carriera. Se potessi non scegliere più tra il cuore e la mente, e se le opportunità lavorative potessero essere scisse dalla sede dell’azienda, sarebbe ottimale. Il South Working dovrebbe prevedere delle scelte aziendali organizzative per mantenere viva la cultura aziendale anche a distanza e la possibilità di vedersi con i colleghi a intervalli regolari, soprattutto per determinate attività e determinati clienti. La vera sfida sarà quella di trovare una soluzione per i costi che l’azienda dovrebbe sostenere per i necessari spostamenti del dipendente. Un’idea potrebbe essere un gemellaggio lavorativo tra vari lavoratori del Sud in modo da avere sempre almeno due dipendenti per azienda nello stesso luogo e anche, nel lungo termine, trovare clienti anche nei territori di destinazione del lavoratore”.

Pubblicato
il 1 Agosto 2020

di Redazione

Ci sono mille giovani pronti a tornare a vivere in Sicilia se le aziende per cui lavorano al Nord, o all’estero, consentissero loro di operare a distanza. Parte da questo dato, raccolto da un collettivo di professionisti che ha lanciato il progetto South Working…

→ Continua a leggere su Giornale di Sicilia

Pubblicato
il 30 Luglio 2020

di Michele Stentella

Del progetto “South Working – Lavorare dal Sud” si sono occupate ultimamente importanti testate nazionali (dal Sole24ORE al Corriere della Sera, alla RAI) che hanno raccontato questa idea partita da Elena Militello, 27 anni, PhD in Diritto e Scienze presso l’Università del Lussemburgo e palermitana di origine, che nel periodo dell’emergenza sanitaria è rientrata nella sua città e ha proseguito da lì il proprio lavoro. Un’esperienza di “smart working”, che ha fatto nascere il desiderio di collegare questo modello di lavoro agile a un progetto più ampio di rilancio dei territori…

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Pubblicato
il 29 Luglio 2020

di Valentina Barresi

Scrivania vista mare. Panelle e crocché per smorzare la fame di metà mattinata. Un buon bicchiere di vino locale da degustare in compagnia dei propri affetti al termine di una giornata di lavoro intensa. Nessuna videochiamata Skype ai nonni o alla mamma alla sera. Nessun aereo da prenotare con diversi mesi d’anticipo per poter tornare a casa a Natale o Ferragosto. Una nuotata al largo di una spiaggia libera, un weekend d’arte o una gita in montagna per scoprire e riscoprire le bellezze delle propria terra…

→ Continua a leggere su La Voce di New York

Pubblicato
il 27 Luglio 2020

di Lidia Baratta

«Ho deciso di rimanere qui e continuare a lavorare a distanza». Elena Militello, 27enne ricercatrice siciliana, risponde al telefono dalla sua casa di Palermo. Ha appena finito una call di lavoro con Milano. E un’altra comincerà tra non molto…

→ Continua a leggere su Linkiesta.

Pubblicato
il 25 Luglio 2020

di Pietro Maria Sabella

Elena Militello, ricercatrice dell’Università del Lussemburgo, ha 27 anni. Palermitana di origine, dopo aver lasciato la sua città per motivi di studio, ha deciso di tornare e rendere la sua Palermo il luogo in cui poter continuare a svolgere la sua professione, seppur a distanza…

→ Continua a leggere su The Freak

Pubblicato
il 20 Luglio 2020

di Monica Piccini

Connessione Internet superveloce, costo della vita a prova di freelance, offerte di lavoro da remoto. Secondo la classifica britannica Remote Working Index Report, la città migliore al mondo per lo smart working è, a sorpresa, Bucarest, in Romania. Prima delle americane Houston e Las Vegas, ma anche di San Francisco, Silicon Valley e Singapore. Per non parlare di Roma e Milano, ferme in 50a e 49a posizione a causa di prezzi alle stelle e connessioni web tra le più lente della lista…

→ Continua a leggere su Donna Moderna

Pubblicato
il 19 Luglio 2020

di Luca Bonacini, Giovanni Gallo e Sergio Scicchitano

Questo lavoro esplora il ruolo dell’attitudine allo smart working nella distribuzione del reddito da lavoro in Italia. I lavoratori con un’alta attitudine al lavoro agile hanno in media un vantaggio salariale del 10% rispetto ai lavoratori con una bassa attitudine allo smart working, che raggiunge il 17% tra i lavoratori con i redditi più alti. Si dimostra che l’attitudine al lavoro agile favorisce le fasce di reddito più alte, nonché i dipendenti di sesso maschile, i più adulti e quelli che vivono nelle province più colpite dal nuovo coronavirus. In termini di indicazioni di policy, questo lavoro rende evidente che l’eventuale diffusione del lavoro agile come modalità di lavoro ordinario, favorita dall’effetto di polarizzazione del progresso tecnico e accentuata nel corso di questa emergenza, rischia di esacerbare le già esistenti disuguaglianze di reddito in Italia. Questa dovrebbe pertanto essere affiancata da politiche di sostegno al reddito abbastanza ampie da coprire i dipendenti più vulnerabili nel breve periodo, e da politiche attive in grado di colmare potenziali lacune di competenze nel lungo periodo.

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Pubblicato
il 14 Luglio 2020

di Maria Martina Bonaffini

Mario Mirabile è staff member del gruppo South Working nonché membro dell’associazione Global Shapers Palermo Hub, una rete di organizzazioni sparse per il mondo e parte del World Economic Forum, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo sociale, economico e sostenibile. Scopo del progetto South working è quello di promuovere il lavoro agile al sud quale spazio globale e non relativo, secondo l’idea di Elena Militello, promotrice del progetto, che afferma: “il concetto di sud è relativo, siamo tutti il sud di qualcun’altro”…

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Pubblicato
il 13 Luglio 2020

di Dalila Di Costa

Non è stata la prima volta che “lavoravo agilmente” in Calabria, lontano dall’ufficio. Eppure, le sensazioni erano molto diverse. Mi sono sentito più tranquillo. Probabilmente perché nei precedenti pre-coronavirus tutti i colleghi erano in sede, mentre attualmente il lavoro agile è diventata regola a causa della pandemia. (con tanto di avallo normativo)…

→ Continua a leggere su News Sicilia

Pubblicato
il 11 Luglio 2020

di Redazione

La nuova idea di smart working: essere dipendenti di una multinazionale milanese ma lavorare tranquillamente dal sud, in “south working“. Da Milano a Napoli, Palermo, Bari e Reggio Calabria, sola andata, come effetto secondario del Covid-19. La sede di lavoro resta al nord ma col lavoro agile si può più o meno tranquillamente tornare nei propri paesi d’origine, spesso localizzati al sud, dove tanto per iniziare il costo della vita è decisamente minore rispetto alle grandi città del nord. Ma attenti al vecchio concetto di SUD. Cosa è il SUD? Ogni città è a SUD di un’altra città…

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Pubblicato
il 10 Luglio 2020

di Francesco Bruno

Non è stata la prima volta che “lavoravo agilmente” in Calabria, lontano dall’ufficio. Eppure, le sensazioni erano molto diverse. Mi sono sentito più tranquillo. Probabilmente perché nei precedenti pre-coronavirus tutti i colleghi erano in sede, mentre attualmente il lavoro agile è diventata regola a causa della pandemia. (con tanto di avallo normativo)…

→ Continua a leggere su Il Sole 24 Ore

Pubblicato
il 9 Luglio 2020

di Tullio Filippone

Laptop sulla scrivania, cuffie, caffè sul tavolo. Si comincia a lavorare al mattino con il fuso orario di Londra, ma i capi inglesi e tedeschi sono lontani e connessi su Teams e Zoom, perché non siamo a Kensington, ma in una casa in affitto che si affaccia sulla piazza del Monte di Pietà, nel cuore di Palermo…

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Pubblicato
il 8 Luglio 2020

di Redazione

L’arrivo della pandemia ha cambiato le vite di molti italiani. In pochi mesi si è assistito a molteplici eventi: dagli esodi di massa di lavoratori e universitari verso le proprie città di origine, fino all’avvento dello smart working e della didattica a distanza, mai usati così tanto prima di questo periodo. In questo contesto, inizia la storia, raccontata da Open, di Elena Militello, 27enne siciliana di ritorno all’Isola con l’avanzare della pandemia…

→ Continua a leggere su Catania Live University

Pubblicato
il 7 Luglio 2020

di Vassily Sortino

Volendo cinicamente giocare con uno slogan attuale, si potrebbe dire “Meridionale lives matter”. Già, perché anche la vite di chi è nato nel Sud Italia contano eccome. Lo ha capito per prima la ricercatrice palermitana Elena Militello, tra i fondatori di “South Working – Lavorare dal Sud”, un progetto che si pone l’obiettivo di incentivare le aziende italiane ed estere a non costringere i propri dipendenti ad andare in ufficio…

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Pubblicato
il 5 Luglio 2020

di Fabio Giuffrida

«Ho deciso di restare in Sicilia, non tornerò più né a Milano né in Lussemburgo, anche se entrambe mi hanno dato tanto. Si può lavorare bene anche da qui, dalla mia terra, non è necessaria la presenza in ufficio e poi, stando vicino ai miei affetti, mi sento più motivata, più concentrata e quindi rendo meglio. Insomma, dallo smart working al south working». A parlare a Open è Elena Militello, siciliana, 27 anni, ricercatrice, che raggiungiamo in videochiamata nella sua casa in campagna a Palermo. Immersa nel verde, con il sole, il mare sullo sfondo. È felice, soddisfatta…

→ Continua a leggere su Open

Pubblicato
il 4 Luglio 2020

di Rita Maria Stanca

Quando si parla di fuga di cervelli in Italia a pagare il dazio è soprattutto il Meridione che, anno dopo anno, registra il grande esodo di giovani studenti, laureati e talenti che lasciano le proprie città di origine per emigrare all’estero o verso il Nord del Paese. Una diaspora di talenti che penalizza fortemente il Sud Italia. Secondo gli ultimi dati Svimez, in 15 anni, 2 milioni di giovani laureati e lavoratori si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Nord Italia, registrando un trend crescente: se nel 2001 i laureati meridionali che emigravano erano il 10,7%, nel 2011 la percentuale è più che raddoppiata, raggiungendo il 25%…

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Pubblicato
il 1 Luglio 2020

di Claudio Zagara

Esiste un modo per far sì che i siciliani rimangano nella propria terra e al contempo mantengano un impiego da tutt’altra parte? Dietro a questa domanda complicata ci sono l’illuminazione di una ricercatrice palermitana, circa venti ragazzi sui trent’anni d’età e – perché no – il coronavirus. Un mix di fattori che ha portato a una risposta decisa e coraggiosa, seppur ancora in divenire: la soluzione esisterebbe, e affonderebbe le sue radici nel progetto “South Working – Lavorare dal Sud”…

→ Continua a leggere su Live Sicilia

Pubblicato
il 29 Giugno 2020

di Leandro Perrotta

“Lavoro ormai da più di due mesi dalla mia stanza a Milano, svolgendo tutti i task previsti dall’azienda, senza dover attendere gli orari d’ufficio. Avrei potuto fare lo stesso da casa mia, in Sicilia”. Renato Pappalardo, 33 anni, è un grafico catanese. Si occupa di realizzare infografiche e contenuti multimediali per una grande azienda con sede nel capoluogo lombardo. Come per decine di migliaia di lavoratori fuori sede, l’opportunità dello smart working è arrivata improvvisamente…

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Pubblicato
il 26 Giugno 2020

di Jaime D’Alessandro

Elena Militello, ricercatrice dell’Università del Lussemburgo, si occupa di procedura penale comparata. Ha 27 anni, è di Palermo. La sua città natale l’ha lasciata nel 2010 per andare a Milano a studiare alla Bocconi. Poi…

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Pubblicato
il 10 Giugno 2020

di Ligia Ramia Munerati

Il presente scritto analizza alcune delle principali misure prese dal governo italiano nell’ambito dell’emergenza Covid-19, in particolare, quelle relative al smart working, al divieto dei licenziamenti e alla responsabilità del datore di lavoro in caso di contagi all’interno dell’azienda.

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Pubblicato
il 16 Maggio 2020

di Stefano Tripi e Giorgio Mattei – Università degli studi di Modena e Reggio Emilia Dipartimento di Economia

Il contributo si propone di analizzare alcune delle prime implicazioni che ci si attende dall’accelerazione dell’applicazione dello smart working (lavoro agile) nelle Pubbliche Amministrazioni italiane, come conseguenza dell’emergenza epidemiologica Coronavirus (COVID-19), con particolare riferimento all’ambito manageriale ed alla salute mentale. Nella piena consapevolezza di descrivere una situazione non ancora pienamente definita, si integreranno, con un approccio deduttivo, alcune tra le principali indicazioni che emergono dalla letteratura e da alcune ricerche. Dopo aver descritto l’evoluzione delle modalità di attivazione dello smart working nella Pubblica Amministrazione, in modalità ordinaria e nel momento di emergenza, si descriveranno le principali implicazioni dal punto di vista manageriale ed in materia di salute mentale, concludendo con alcune riflessioni in merito a possibili spunti di ricerca e di policy.

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Pubblicato
il 1 Aprile 2020

Salvatore è palermitano, ha 30 anni e ricopre il ruolo di HR Recruiter. È laureato in Giurisprudenza e ha conseguito un Master in Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane.

Lavora nell’ambito delle Risorse Umane da ottobre 2020, nel pieno della seconda ondata di pandemia. Da subito lo smartworking ha rivelato i suoi lati positivi e, allo stesso tempo, negativi.

Lavorare a distanza ha dei benefici, come vivere nella propria città di origine e da ciò derivano una serie di agevolazioni: economiche, il privilegio di godere del clima mite della nostra Palermo, stare vicino agli affetti. Non è stato semplice però adattarsi al lavoro a distanza e all’inizio sono nate alcune difficoltà.

Nonostante i benefici, lo smartworking incide negativamente sull’essenza del lavoro di Recruiter. Il lavoro di ricerca e selezione del personale si basa, principalmente, sullo svolgimento di colloqui fisici.

Il contatto umano, infatti, consente di cogliere sfumature caratteriali che non possono essere captate tramite il digitale. L’auspicio di Salvatore è di svolgere la propria attività in spazi esterni dedicati allo Smartworking, per creare una rete di smartworker.